martedì 26 agosto 2008

Giorno 2

Aeroporto Caracas, 1 agosto 2007

Tutto è andato bene, finora. Il volo Torino - Francoforte è passato in un batter d'occhio; e la traversata oceanica (la prima della mia vita) è stata decisamente confortevole: hostess che passavano continuamente a chiedere se qualcuno desiderasse qualcosa da bere o da mangiare, le cuffiette dateci prima ancora del decollo a ricordarci che, nel caso lo desiderassimo, potevamo guardare un po' di televisione, o ascoltare un po' di musica. L'unica nota negativa di questa traversata ha riguardato il mio spazio fisico: credo infatti che, in tutto l'aereo, solo il signore (credo russo ma non ne sono sicuro, e comunque non avrebbe importanza) davanti a me abbia deciso di inclinare il sedile per concedersi un po' di confort in più.
Ad ogni modo, verso le 14.30 ora locale, l'aereo atterra, ed entriamo in aeroporto. La prima cosa che colpisce dell'aeroporto di Caracas è l'uso spropositato (e, personalmente, ritengo improprio) di aria condizionata. Non ho la più pallida idea di che temperatura potesse esserci all'interno dell'aeroporto, ma so per certo che, soprattutto in prossimità dei bocchettoni d'aria, pareva di essere in inverno.
Otto ore: è il tempo che abbiamo per decidere cosa fare prima di imbarcarci sul volo, sull'ultimo volo di questo lungo viaggio di andata. Radunati i compagni di viaggio (siamo in 13), decidiamo di fare subito il check - in, in modo che poi ognuno possa gestirsi il tempo come meglio crede.
Ecco quindi che, dopo l'utilizzo dell'aria condizionata, ci tocca confrontarci con quella che si verificherà essere la seconda, e probabilmente peggiore, caratteristica di questo aeroporto: la disorganizzazione. Iniziamo una prima, lunga coda; ci ripetiamo che tanto otto ore sono lunghe da far passare in un aeroporto, e che quindi non è poi la fine del mondo aspettare un po'.
Passato finalmente il check - in, ci rechiamo nella sala d'attesa internazionale dell'aeroporto; classico "tour" preliminare per renderci conto della situazione (negozi, bar, ristoranti), dopodiché occupiamo una ventina di posti a sedere. Meglio tenersi larghi..
Da qui "rompiamo le righe": chi decide di riposarsi, chi di andare subito a mangiare o bere qualcosa, chi di dare un'occhiata ai negozi, chi (come me e altri 3) di fare una partita a belote, giusto per non perdere le buone abitudini.
L'attesa è decisamente lunga, e resa perlopiù abbastanza difficoltosa dalle rigide temperature imposte dall'aria condizionata. Ma sono ormai le 21, fra poco ci sarà l'imbarco, si sopporta.. Sul tabellone luminoso delle partenze viene annunciato il ritardo del nostro volo, ancora niente rispetto a cosa ci capiterà di lì a poco: quando la situazione, al punto informazioni, infatti, comincia a farsi critica, ecco comparire un omino che si scusava per il disagio, e che ci informava che l'aereo sarebbe stato soppresso per un guasto meccanico. A questo punto, sempre con la fastidiosissima aria condizionata di contorno, la disorganizzazione dell'aeroporto torna in primo piano: coda per fare un anomalo check - in d'uscita (un check - out, dunque), coda per compilare un foglio necessario per ottenere il visto sul passaporto; coda, quindi, poi, per ottenerlo questo benedetto visto. Niente coda, infine, per riprenderci i bagagli, che abbiamo già trovati ammassati sul pavimento dell'aeroporto.
Inizia un'ulteriore, snervante attesa di informazioni, di indicazioni, che tardano ad arrivare; pare che ci trasporteranno in albergo, per passare la notte. In effetti arriva in aeroporto una signora, che immediatamente comincia a fare una sorta di appello: giustamente donne e bambini hanno la precedenza, e sono i primi a lasciare l'aeroporto.
Noi 13, allora, ci buttiamo letteralmente per terra, improvvisiamo i nostri bagagli come cuscini, e tentiamo di riposarci un minimo.
Non so quanto tempo fosse passato, comunque non credo molto, che ci ridestiamo: finalmente c'è un pulmino (e quindi un albergo) anche per noi.
L'aeroporto di Caracas dista un 30 - 40 minuti dalla città, e avrei voluto (benché fosse notte) cercare di dare, per quanto possibile, un'occhiata al paesaggio, ma ero troppo stanco. Ho combattuto durante i primi 5 minuti di viaggio tra il desiderio e la curiosità di guardarmi attorno, e la mia stanchezza; ma, quest'ultima, ha decisamente preso il sopravvento.
Arriviamo in albergo, ultima coda: riconoscimento documenti e presa in consegna della camera. Alle 3 - 3.15, finalmente, si dorme.

2 commenti:

Paola Romitelli ha detto...

Bè...meno male che hanno scoperto il guasto prima che decollavate ;)

Alessandro ha detto...

Sì d'accordo.. ma aspetta! Che non è mica finita......