Tutto è andato bene, finora. Il volo Torino - Francoforte è passato in un batter d'occhio; e la traversata oceanica (la prima della mia vita) è stata decisamente confortevole: hostess che passavano continuamente a chiedere se qualcuno desiderasse qualcosa da bere o da mangiare, le cuffiette dateci prima ancora del decollo a ricordarci che, nel caso lo desiderassimo, potevamo guardare un po' di televisione, o ascoltare un po' di musica. L'unica nota negativa di questa traversata ha riguardato il mio spazio fisico: credo infatti che, in tutto l'aereo, solo il signore (credo russo ma non ne sono sicuro, e comunque non avrebbe importanza) davanti a me abbia deciso di inclinare il sedile per concedersi un po' di confort in più.

Otto ore: è il tempo che abbiamo per decidere cosa fare prima di imbarcarci sul volo, sull'ultimo volo di questo lungo viaggio di andata. Radunati i compagni di viaggio (siamo in 13), decidiamo di fare subito il check - in, in modo che poi ognuno possa gestirsi il tempo come meglio crede.
Ecco quindi che, dopo l'utilizzo dell'aria condizionata, ci tocca confrontarci con quella che si verificherà essere la seconda, e probabilmente peggiore, caratteristica di questo aeroporto: la disorganizzazione. Iniziamo una prima, lunga coda; ci ripetiamo che tanto otto ore sono lunghe da far passare in un aeroporto, e che quindi non è poi la fine del mondo aspettare un po'.

Da qui "rompiamo le righe": chi decide di riposarsi, chi di andare subito a mangiare o bere qualcosa, chi di dare un'occhiata ai negozi, chi (come me e altri 3) di fare una partita a belote, giusto per non perdere le buone abitudini.


Inizia un'ulteriore, snervante attesa di informazioni, di indicazioni, che tardano ad arrivare; pare che ci trasporteranno in albergo, per passare la notte. In effetti arriva in aeroporto una signora, che immediatamente comincia a fare una sorta di appello: giustamente donne e bambini hanno la precedenza, e sono i primi a lasciare l'aeroporto.
Noi 13, allora, ci buttiamo letteralmente per terra, improvvisiamo i nostri bagagli come cuscini, e tentiamo di riposarci un minimo.

L'aeroporto di Caracas dista un 30 - 40 minuti dalla città, e avrei voluto (benché fosse notte) cercare di dare, per quanto possibile, un'occhiata al paesaggio, ma ero troppo stanco. Ho combattuto durante i primi 5 minuti di viaggio tra il desiderio e la curiosità di guardarmi attorno, e la mia stanchezza; ma, quest'ultima, ha decisamente preso il sopravvento.
Arriviamo in albergo, ultima coda: riconoscimento documenti e presa in consegna della camera. Alle 3 - 3.15, finalmente, si dorme.

2 commenti:
Bè...meno male che hanno scoperto il guasto prima che decollavate ;)
Sì d'accordo.. ma aspetta! Che non è mica finita......
Posta un commento