Al nostro risveglio, immediatamente il primo pensiero va alla ricerca di novità riguardo al nostro volo. "Pare che", "Potrebbe darsi che", sono le espressioni che accompagnano ogni indicazione sul nostro destino.

Ovviamente decidiamo di andare a fare colazione; mentre riempiamo le nostre bocche in un dehors di un bar di Caracas (e non era il peggiore; quello, probabilmente, l'abbiamo visto dalla finestra della nostra camera ieri notte quando siamo arrivati) vicino al nostro albergo, riepiloghiamo la situazione, raccogliamo le idee, e decidiamo il da farsi. Decidiamo innanzitutto di avvisare casa da un internet point; in seguito, di ritrovarci in albergo, nella speranza di buone notizie.

Una volta imbarcate le valigie ci viene vivamente consigliato di non disperderci per cercare un panino, ma di restare pronti in attesa del controllo personale precedente l'imbarco. Un'ora. Due. Tre. La fame aumenta, la stanchezza anche, il nervosismo e il timore di brutte notizie pure; in genere si usa dire "niente nuove, buone nuove", ma qui non è così: verso mezzanotte, infatti, la doccia fredda: non si parte.
All'inizio ci viene detto che Lima non acconsentiva l'atterraggio di un aereo "extra", poi che il problema era da ricondursi al fatto che l'equipaggio aveva già sostenuto troppe ore di volo; ma la motivazione non importa, la sostanza è che ci attende una notte da passare in aeroporto. Quando si potrà partire? La risposta è sempre la stessa: "Puede ser manana".
3 commenti:
ah ah ah! Che avventura!!!Siete già immersi nella loro cultura!
Ma lascia perdere.. per carità, magari è questione di abituarsi, però in quei momenti..
Eh eh Eh...comunque non volevo essere nei vostri panni, almeno fino ad ora!!!
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