mercoledì 27 agosto 2008

Giorno 3

Caracas, 2 agosto 2007

Al nostro risveglio, immediatamente il primo pensiero va alla ricerca di novità riguardo al nostro volo. "Pare che", "Potrebbe darsi che", sono le espressioni che accompagnano ogni indicazione sul nostro destino.
Ovviamente decidiamo di andare a fare colazione; mentre riempiamo le nostre bocche in un dehors di un bar di Caracas (e non era il peggiore; quello, probabilmente, l'abbiamo visto dalla finestra della nostra camera ieri notte quando siamo arrivati) vicino al nostro albergo, riepiloghiamo la situazione, raccogliamo le idee, e decidiamo il da farsi. Decidiamo innanzitutto di avvisare casa da un internet point; in seguito, di ritrovarci in albergo, nella speranza di buone notizie.


Giunti in albergo, Don Nicola espone le varie alternative che ci si prospettano: stare chiusi in albergo fino a sera (o comunque fino a che non sopraggiungono novità), riposarci ancora fino alle 14 - 14.30 e fare un giro per Caracas, andare subito in aeroporto e vedere come evolve la situazione.
Optiamo per la seconda. Ritrovatici nella hall, scopriamo che l'Aeropostal (la compagnia aerea "grazie" alla quale ci troviamo bloccati in Venezuela) si è adoperata affinchè potessimo fare un tour della città in pulman, e accompagnati da una guida; inoltre, finito il tour, avremmo anche avuto la possibilità di essere accompagnati in un ristorante per consumare una buona cena (non avevamo fatto pranzo e questo ci sollevava molto). Uso il condizionale in quanto, durante il "tour", ci giunge una telefonata che ci suggerisce di dirigerci in aeroporto.. All'1 c'è un volo per Lima! Si parte!Torniamo in fretta e furia all'albergo, raccogliamo le nostre cose e, stanchi per lo stress e per il pensiero di una cena saltata, ma felici di poter finalmente giungere a destinazione, ci dirigiamo verso l'aeroporto.
Un'altra lunga attesa per imbarcare i bagagli ci ricorda la famosa disorganizzazione vigente in questo luogo, ma tant'è: poche ore e saremo via, quindi si può sopportare il tutto.
Una volta imbarcate le valigie ci viene vivamente consigliato di non disperderci per cercare un panino, ma di restare pronti in attesa del controllo personale precedente l'imbarco. Un'ora. Due. Tre. La fame aumenta, la stanchezza anche, il nervosismo e il timore di brutte notizie pure; in genere si usa dire "niente nuove, buone nuove", ma qui non è così: verso mezzanotte, infatti, la doccia fredda: non si parte.
All'inizio ci viene detto che Lima non acconsentiva l'atterraggio di un aereo "extra", poi che il problema era da ricondursi al fatto che l'equipaggio aveva già sostenuto troppe ore di volo; ma la motivazione non importa, la sostanza è che ci attende una notte da passare in aeroporto. Quando si potrà partire? La risposta è sempre la stessa: "Puede ser manana".

3 commenti:

Paola Romitelli ha detto...

ah ah ah! Che avventura!!!Siete già immersi nella loro cultura!

Alessandro ha detto...

Ma lascia perdere.. per carità, magari è questione di abituarsi, però in quei momenti..

Paola Romitelli ha detto...

Eh eh Eh...comunque non volevo essere nei vostri panni, almeno fino ad ora!!!